Promozione spettacolo “Caracreatura” dal 13 al 18 Marzo – Teatro della Cooperativa

PRIMA MILANESE
testo e regia Pino Roveredo
con Maria Grazia Plos e Stefano Pettenella
interprete in video Riccardo Maranzana
scene e costumi Andrea Stanisci
immagini video Maurizio Bressan
foto di Fulvio Rubesa
produzione Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia

A tutte le donne madonne, che con le loro lacrime, muscoli, sospiri, sogni, preghiere, sputi, sangue, angosce, passione, sudore, tempo, cuore, amore, amore, amore e ancora amore… mi hanno insegnato a essere madre
Pino Roveredo

Caracreatura tocca tanti temi che scuotono: parla di amore, della forza d’una madre, delle fragilità dei giovani, dell’indifferenza della società, parla di rapporti familiari e di droga, e di molto altro, come se l’ispirazione provenisse dalle attuali pagine di cronaca… Giugno 2014, Padova: una madre chiama i carabinieri davanti all’ennesimo sfogo del figlio drogato e violento. Estate 2015, La Spezia: grazie alla madre, la polizia scopre un ventenne con quattrocento grammi di hashish. Cosenza, 2017: madre denuncia figlio pusher, e parte una maxi operazione antidroga con trentacinque arresti. Ieri, Lavagna: dopo la perquisizione delle forze dell’ordine, conseguenza della denuncia della mamma, un giovanissimo tossicodipendente si toglie la vita… La più livida realtà contemporanea è piena di madri coraggio, dilaniate dall’amore verso i propri figli e tutte tese in tentativi, spesso estremi, di salvarli dall’inferno della droga. Donne come Marina, che Pino Roveredo nel 2007 ha ritratto nel suo struggente, bellissimo romanzo Caracreatura, che con naturalezza ha preso la via del palcoscenico: è in sostanza un lungo monologo della protagonista. È una donna ormai matura, che ha già sperimentato la durezza e la dolcezza della vita. Nell’infanzia ha conosciuto i soprusi del patrigno e del fratellastro, ma poi c’è stata la dolcezza di un marito saldo negli affetti, e la gioia immensa di un figlio, Gianluca, che ha cresciuto e protetto come un fiore. Un figlio che – assieme al marito – vorrebbe vedere realizzato, avere successo, diventare un campione o un direttore… non importa di cosa. Diventare un uomo felice. Ma il destino infierisce ancora sulla famiglia: la malattia del marito coincide con il cadere di Gianluca nel gorgo della dipendenza. Il racconto di Marina diviene allora un viaggio agli inferi di lei come mamma e come donna, ma anche del ragazzo, sempre più perso, cattivo, fuori di sé. La scrittura coinvolgente e assieme spietata, commovente, reale di Roveredo ci accompagna in un avvincente itinerario contemporaneo e ci pone crudelmente davanti all’indifferenza colpevole e vigliacca – della società civile – davanti alle ombre di quelle tante madri coraggio di figli perduti, che incrociano le nostre strade.

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